calendar girls…

ecco, un po’ in ritardo, ma ho fatto un pdf con il quale si può leggere in anteprima la versione cartacea.

finiamo il discorso iniziato la settimana scorsa sulla limitatezza del mezzo…

pensavo di tirarla lunga, ma comunque, in modo riassuntivo, ve le accenno lasciando la curiosità di approfondire.
settimana scorsa abbiamo parlato di kleingödel
vi consiglio di approfondire la storia di , la storia di un regista che ha perso una storia e fa un film sul ritrovarla…
o i sei personaggi in cerca d’autore per il versante della letteratura e del teatro…

o dei 4′ e 33″ di silenzio di cage, che mi piace raccontarne la genesi…
cage, non so per quale motivo, si trovò ad entrare in una stanza anecoica (una stanza che smorza tutti i suoni) e ci stette per un po’ dentro. quando uscì ne fu deluso dall’effetto, perchè si aspettava il silenzio assoluto, e se ne lamentò con il tecnico che lo seguiva.
cage disse al tecnico che per tutto l’esperimento sentiva un ronzio alto e un rumore più basso. il tecnico gli disse che era normale. il tecnico gli spiegò che silenzio assoluto, lo avrebbe sentito solo se cage fosse stato morto, in quanto il rumore più alto era il “suono” del suo sistema nervoso, mentre il suono più grave era dovuto al battere del suo cuore.
cage capì quindi che il silenzio non esiste in vita, e che quindi anche il nostro “rumore di fondo” è parte della nostra vita, e ogni esecuzione musicale porta dei “rumori” di “silenzio”.
i suoi 4’33” sono quindi il suono di dove li ascoltiamo, l’ambiente che ci circonda e della vita che ci circonda. infatti non dice ai musicisti di uscire dalla scena (e quindi con l’assenza sarebbe un vero silenzio), ma di essere presenti, magari di girare le pagine, o altre piccole cose che altrimenti ci sfuggirebbero durante una qualsiasi altra esecuzione.
il silenzio che diventa qualcosa da ascoltare, qualcosa da non sottovalutare.
…e perchè 4′ e 33″? perchè sono 273 secondi di silenzio, come i -273,15° che sono lo zero assoluto, ma come il silenzio assoluto, impossibile da apprezzare.

per questo, il fumetto che segue, è una chiacchiera, presa tra mille pensieri in un periodo iniziato molto incerto a causa del corona virus e che spera di stimolare altri pensieri da cui nascono parole, che portano altre parole, che si scambiano in chiacchiere che creano nuove idee che ci fanno sognare altri pensieri e che fanno nascere nuove parole…

buona lettura.

Continua a leggere “calendar girls…”

banchetto furioso al giardino magico di dueville (vi)

domenica sera banchetto con tutte le autoproduzioni presso al parco di via rossi a dueville (vi) ospitato dall’evento…

Sixtynine | BGM Queer Fest 2^ ed.

12 Luglio alle 20:30

 free

Busnelli Giardino Magico 2020 – parco di via Rossi 37 Dueville(VI)

Ingresso libero

ore 21
live concert di R.Y.F.

(neofolk, queercore, sadcore, doom rock, punk blues)

Banchetti di vendita-expo di zines, materiali autoprodotti, spillette & poci vari in salsa queer
Proiezioni di filmati e doc a tema queer in loop
Chioschetto bar con birre buone, spritz, cocktail a tema e tutto il resto per dissetarvi.

Il ’69 è l’anno di Stonewall.
Il ’69 è anche l’anno di Woodstock con la summer of love, l’amore libero e i movimenti femministi d’oltreoceano.
Sì, ci siamo accorti che state pensando con malizia: il 69 cui alludiamo è anche quello. Una posizione per il piacere equo di tutt*

Dopo il successone della scorsa edizione ritorna questa festicciola molesta, con cui desideriamo gettare un seme lattescente al Giardino Magico per diffondere una gramigna queer nel terreno vicentino.

Come? Non sapete cosa significa ‘queer’? Leggete qui.

Associazioni, movimenti, zines, singole persone che desiderino dare il loro contributo alla nostra piccola queer fest, sono i benvenuti. Scrivete a: info@dedalofurioso.it

Registrazione all’evento consigliata, al seguente link:

https://forms.gle/peVn5b5bXQXmQFaCA

le 4 ultime tavole del fumetto “calendar girls” un fumetto di sesso sul senso, la percezione e la misurazione del tempo, ovvero cosa fare durante la chiusura totale per co.vi.d. ’19

ho fatto dei sacrifici per riuscire a finire tutto in questa settimana…
ho già in mente un nuovo albo di storia.
…ma vediamo se ne avrò il tempo 😦

il pippone prefumetto di questa settimana e che continuerà nelle prossime nei prossimi post di “riassunto” (in cui raccoglierò le tavole in modo più fruibili), è su: la limitatezza del mezzo.

la logica senza intuizione è vuota, e l’intuizione senza logica è cieca. (i. kant)

per cui non parlerò della matematica, per il mio problema di cecità matematica, ma consiglio a chi ne è più avvezzo, e che da il soggetto a questo preambolo… conoscete kurt gödel? e in particolare i suoi teoremi di incompletezza? neanch’io li conoscevo, e purtroppo non li ho capiti in modo pieno, ma ho intuito che c’era una idea forte dietro.
perchè come i fisici e la fissione dell’atomo… studiare la struttura dell’atomo fisico ha portato la scoperta di una nuova fisica. a scoprire gli atomi matematici ha portato ad una nuova matematica.
questa ricerca che diventa qualcos’altro la svilupperò su altri versanti, forse più alla mia portata…

credo che sia doveroso cominciare dall’arte e in particolare sul senso delle tavole monocrome.
comincio da yves klein e dal suo blue klein, e la sua rinuncia di figura/sfondo, forme, dimensione, ma anche la sua volontà di usare un blu che rimanesse il blu che aveva scelto, senza che perdesse di luminosità una volta pittato (una specie di paradosso, il colore con cui si dipinge non è il colore che si dipingerà -per quanto sia un problema comunissimo nella pittura delle ceramiche-).

“La preferenza per le tonalità del blu-azzurro, che nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale per eccellenza, denuncia una tensione verso l’illimitato, l’immateriale, in natura rappresentati dal cielo e dal mare, entrambi blu, che sono per lui “il supporto di intuizioni non racchiudibili in formule“, come riferisce Pierre Restany.” (artemoderna yves klein “monocrome ikb 79”)

“La pittura diventa quindi non-pittura e la pura superficie del supporto, liberata dai dettagli contingenti della raffigurazione e dell’iconografia, diventa essa stessa compiuta pittura, di semplicità assoluta, essenziale nella sua condizione di elemento primordiale e indispensabile ad ogni discorso artistico: la superficie diventa il prototipo di una nuova categoria, la non-pittura, acquisendo una sua integrità e specificità proprio dall’antinomia con la pittura, l’assenza della pittura indica la presenza della non-pittura.”
(tratto da artemodertna il monocromo)

le storie che non finiscono mai, quelle che dalle quali una storia ne fa nascere altre mille, e che ognuna porta ad altri pensieri per altre mille storie, pensieri che colmano i silenzi e che portano altre storie…
la pittura che diventa non pittura,
il fumetto che diventa non fumetto…

eccovi, quindi, le quattro tavole (quattro!!!!) conclusive di questo appuntamento settimanale.
(per chi volesse leggere le puntate precedenti 123456788 bis910a10b, 10c)

Continua a leggere “le 4 ultime tavole del fumetto “calendar girls” un fumetto di sesso sul senso, la percezione e la misurazione del tempo, ovvero cosa fare durante la chiusura totale per co.vi.d. ’19″

“calendar girls” 10c -puntata finale del trittico- una storia sul senso del tempo e di come lo percepiamo, ovvero cosa fare durante il lockdown per corona virus (un paio di cose su gesù)

in questa terza parte della decima puntata, come avevo premesso, arriviamo anche a una questione più seria: gesù.

a parte che gesù, essendo maschio, non può essere generato solo da una donna, perchè il cromosoma y è posseduto solo dai maschi

i teologi medievali si chiedevano come mai c’erano tanti figli del diavolo, soprattutto si chiedevano come facevano visto che non hanno sesso, come gli angeli. secondo quanto avevano ricostruito, il demone si crea un sosia d’aria. ma come fa a procreare? perchè può assumere corpo di uomo o di donna, ed essendo una creatura fredda (per cui dentro di lui si conserva), prima prende identità femminile in cui raccoglie il seme, e poi di uomo per riversarlo procreando con un’altra donna. ecco come con una perversione di gusti mentali hanno trovato il modo di spiegare la sessualità degli angeli.

ricordiamo anche che si salta sempre di palo in frasca, barabba, era molto probabilmente un partigiano che lottava contro l’esercito d’occupazione, accusato forse di aver ucciso un soldato romano e aver condotto una rivolta.

…ma poi gesù c’è salito veramente in croce?

all’inizio circolavano diverse versioni di vangeli, quella ufficiale ci riporta la tortura, la passione e la morte come la conosciamo tutti.
ma c’è una versione degli gnostici che è interessante… non ci è arrivato il testo originale, perchè non fu la fazione vincente e si fece sparire tutti i loro testi eretici. a noi è arrivata questa versione dei basilidiani in modo indiretto, tramite la critica di lattanzio.

cosa dicevano i seguaci di basilide? che gesù non era morto in croce.
prima di essere rieducat* dal catechismo, in molt* ci siamo chiest* “come fa il figlio di dio a morire in croce?”, poi ci hanno detto è morto in sacrificio per espiare i peccati dal mondo, e via dicendo…
basilide racconta sulla morte di gesù “alle genti è apparso in terra come un uomo e ha compiuti prodigi, però non ha patito lui. ma un certo simone di cirene, costretto, ha portato la croce di lui, al suo posto… e costui è stato crocefisso, per ignoranza ed errore degli altri, perchè cristo lo aveva trasformato, così che si credesse che fosse lui gesù. gesù invece aveva assunto l’aspetto di simone e stando ritto in piedi irrideva i crocefissori.

forse questa versione di basilide sarebbe rimasta una curiosità storica di lattanzio… se non fosse che questa versione entra anche nel grande testo concorrente: il corano.
il quale sostiene che gesù non morì in croce e non ci fu quindi nessuna resurrezione ma che ascese direttamente per essere assunto anima e corpo, in cielo.

neanche sulla morte di gesù si è mai stati certi… il post nascosto tra i miti antichi e moderni un concetto che vi ho già condiviso: dai pensieri nascono le idee, che portano parole, che si scambiano in chiacchiere e che stimolano nuovi pensieri, i quali ci fanno sognare altre idee e ci fanno nascere nuove parole da scambiare ancora in altre chiacchiere…

ma vediamo ora come procede la ricerca del calendario perfetto.

 (per chi volesse leggere le tavole precedenti 123456788 bis9, 10a, 10b)

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“calendar girls” puntata 10b una storia sul senso del tempo e di come lo percepiamo, ovvero cosa fare durante il lockdown per corona virus (la nascita del sosia, di eracle e delle ore)

tra tanti cambiamenti, continua l’uscita settimanale…

questo è un po’ il continuo della puntata precedente, in cui abbiamo accennato della ninfa eco che era stata condannata da era a ripetere sempre le ultime parole sentite perchè “copriva” i tradimenti di zeus… ma ora scriveremo della storia di sosia.

tra i vari tradimenti di zeus (o giove) alle spalle di era (o giunone), dobbiamo ricordare quella raccontata nell’anfitrione da plauto, in cui zeus si invaghì di alcmena. tralascio una parte dell’appassionante e complicata “soap opera” degli dei dell’olimpo, e andiamo alla parte che ci interessa, quella da come da una storia ne possono nascere altre mille…
alcmena era fedele nell’attesa del ritorno del suo futuro marito anfitrione, ma zeus voleva andarci a letto a tutti i costi. zeus quindi si tramutò in anfitrione e si presentò da lei, e alcmena credendolo anfitrione, si concesse a lui. ma in questa storia di doppi, la cosa non finisce qui, perchè quella sera, dopo una guerra che doveva servire per conquistare alcmena, c’è il ritorno del vero anfitrione. anfitrione sbarca di notte al porto e manda il suo schiavo sosia a farsi annunciare (dai commenti di sosia in questo viaggio anche mozart prende spunto nel suo don giovanni).

zeus allora chiede aiuto al dio mercurio, che si trasforma anche lui, e si trasforma in… sosia. mercurio-sosia blocca per strada il vero sosia, un po’ a chiacchiere e un po’ a suon di ceffoni, lo confonde e lo fa desistere dalla sua missione, perchè mercurio convince sosia che è mercurio il vero sosia!
sosia rimane un po’ incerto, perchè… qualcosa non gli torna. facendo qualche passo indietro dice “io sono io”, ma guardando mercurio “non ho mai visto nessuno di più simile a me di quell’io laggiù”, e poi aggiunge “ma allora… perchè io dubito?”, (che ricorda il “penso dunque sono” –cogito ergo sum– di cartesio, infatti giambattista vico usava questo episodio plautino per dire, che neanche cartesio aveva inventato nulla).

però mercurio-sosia gli tira un altro paio di pugni e sosia si rassegna. questa confusione fa si che sosia si domanda sulla vera natura fisica per convicersi che lui è l’altro. si chiede, chiede agli dei, dov’è morto, dove si è trasformato, perchè se mercurio è sosia, sosia è diventato un’altro. sosia quindi lega la memoria al proprio essere se stesso.
sosia torna da anfitrione e a questo punto spera di essere un altro, perchè così se neanche anfitrione lo riconosce, si mette il berretto e si fingerebbe liberto, contento che non sarà più uno schiavo.
questo cambiamento di sembianze, che gli antichi attribuivano alla magia, i “moderni” lo attribuiscono al potere alla scienza, un esempio tra i tanti (che anch’essi sono diventati sinonimi di doppi) lo troviamo in “lo strano caso del dottor jekill e del signor hide” scritto dall’avvocato stevenson. è anche vero, che se spesso gli antichi sognavano di trasformarsi, noi lo abbiamo abbandonato, un etnopsicanalista moderno, george devereux, afferma che nella sua esperienza, nessuno gli ha mai raccontato di un sogno di metamorfosi.

per concludere la storia, poi anfitrione arriva a palazzo, in un alternarsi tra zeus-anfitrione e il vero anfitrione, ci sono un altro po’ di equivoci, ma alla fine, anfitrione consuma il suo amore con alcmenia.
chi nacque? oltre alla nascita del sosia, da questa notte d’amore di zeus ed alcmena, e tra il vero anfitrione ed alcmenia, nascono due gemelli (gli antichi greci avevano il sospetto che quando nascevano due gemelli, ciò accadeva perchè la madre era stata con due uomini diversi). quindi un gemello era il figlio di anfitrione e l’altro era figlio di zeus. il primo si chiamò ificle, il secondo… eracle (o detta alla latina, ercole).
…che poi era fu ingannata di nuovo e le si fece alattare eracle (che gli diede la proverbiale forza), ma quando si accorse lo allontanò e da uno schizzo di latte di era, nacque la via lattea, ma questa è un’altra storia…

ma sempre dal mito greco, nella tavola di oggi, parliamo delle ore…

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puntata dieci di “calendar girls” una storia sul senso del tempo e come lo percepiamo, ovvero cosa fare durante il lockdown per corona virus (la storia di narciso)

come già preannunciato nel precedente post, questa volta ci sarà solo una tavola, si è entrati in una nuova “fase” del corona virus e si ricomincia a rincorrere la vita e rimane poco tempo per viveverla… o forse, visto che siamo quasi al termine di questa avventura, per avere un po’ più di spazio per raccontare le storie che ho ascoltato in questo lockdown…

la bellezza dei miti greci è dovuta, oltre che alla profondità che rendono sempre attuali le storie racccontate, è anche la pluralità delle delle versioni delle storie… e come già sottolineavo in qualche post fa, questo continuare ad aggiungere, sistemare, riadattare, mantengono viva e vivida una storia.

ad esempio tutti conosciamo la storia di narciso, che era troppo innamorato di se e che amò solo se stesso…

(mi dispiace di raccontarle in breve, ma il focus di questo post non è la mitologia… però vi lascio tutti i link per approfondire)

la storia di narciso, che noi tutti conosciamo, ci è arrivata da conone che ci racconta di un bel sedicenne, che era così bello che faceva innamorare chiunque… donne e ragazzi, vecchi e fanciulle. ma lui li respinse tutti, compreso anche eros. solo un altro ragazzo, aminia, non si diede per vinto, e continuò nel suo disperato corteggiamento. finchè, come nella ballata dell’amore cieco o della vanità, aminia si dimostrò così innamorato, da essere disposto a dare la vita per amore… narciso diede la spada ad aminia, il quale si tolse la vita per darla a narciso. narciso non si accorse della crudeltà del suo gesto, gli dei lo fecero quindi innamorare della sua immagine riflessa in un corso d’acqua, solo a questo punto si rese conto del dolore che aveva creato, e si tolse la vita a sua volta trafiggendosi il petto.
da una goccia di sangue caduta in terra nacque l’omonimo fiore

…a me piace molto il “remake” del racconto raccontato da ovidio, nelle sue “metamorfosi” che cambia anche i personaggi. il personaggio dal cuore infranto è la ninfa eco (premetto, come in una soap opera: qual’è la storia di eco? giunone, quando era alla ricerca di suo marito zeus -che era spesso in giro a tradirla-, eco, aveva l’incarico di farle perdere tempo in chiacchiere, finchè giunone non si arrabbiò e condannò eco a ripetere solo le ultime parole che le venivano rivolte o che sentiva). eco si innamorò di narciso. eco un giorno seguì il suo amore non corrisposto nel bosco. ad un punto narciso si accorge di essere seguito, e con un curioso rispecchiamento di voci, cominciarono infruttuosamente a parlarsi, finchè eco corse ad abbracciare narciso, ma narciso la scacciò. ed ecco che eco con il cuore infranto, corse via e finì la sua vita nelle valli solitarie (nelle quali la sentiamo ancora ripetere la nostra voce). nemesi, decise quindi di punire narciso: quando narciso si abbeverò da una pozza, vide per la prima volta il suo volto e dopo aver capito che era se stesso, si lasciò morire ammirandosi nell’ammirarsi…
quando le ninfe andarono a prendere il corpo di narciso per il rogo funebre, al suo posto trovarono il fiore che porta il suo nome.

ma pausania nel suo “grand tour” della grecia antica, ci racconta che quando sentì la storia di narciso, non ci volle credere. molto più pragmatico, perchè non riteneva plausibile che uno non riconoscesse se stesso riflesso, e sicuro che il fiore già esisteva, in quanto era stato già descritto prima della nascita di questo mito (quando Persefone fu rapita da Ade, stava raccogliendo proprio dei narcisi).
…pausania ci fornisce un’altra versione della storia, forse meno intrigante ma in effetti più realistica. narciso, aveva una gemella, di cui si era innamorato, ma questa morì prematuramente rispetto a lui. narciso allora, scoprì che specchiandosi, aveva la possilità di rivedere la gemella persa e trovarne un po’ di conforto per il suo lutto.

val la pena aggiugere anche una versione, tra le tante, più moderna sul mito di narciso.
oscar wilde ci racconta… beh, questa è breve, visto che non ci sono più diritti, ve la riporto per intero…
“Quando Narciso morì, accorsero le Oreadi, le ninfe del bosco, e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate.
“Perchè piangi?” domandarono le Oreadi.
“Piango per Narciso” disse il lago.
“Non ci stupisce che tu pianga per Narciso” soggiunsero. “Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco, tu eri l’unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la sua bellezza”.
“Ma Narciso era bello?” domandò il lago.
“Chi altri meglio di te potrebbe saperlo?” risposero, sorprese, le Oreadi. “In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni.”
Il lago rimase per un po’ in silenzio. Infine disse: “Io piango per Narciso,
ma non mi ero mai accorto che fosse bello. Piango per Narciso perchè, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza.”

ecco il focus del post nascosto tra i miti antichi e moderni un concetto che vi ho già condiviso: dai pensieri nascono le idee, che portano parole, che si scambiano in chiacchiere e che stimolano nuovi pensieri, i quali ci fanno sognare altre idee e ci fanno nascere nuove parole da scambiare ancora in altre chiacchiere…

ma nelle prossime due tavole/post vi racconterò le storie di sosia e di chi è o non è stato veramente crocefisso… ma per ora continuiamo con la tavola (per chi volesse leggere le storie precedenti 123456788 bis, 9)

…e per oggi si interrompe qui.

se non si muore prima (perchè non si muore solo di/con/per/tra/fra/… corona virus), ci si rivede la settimana prossima.

perchè, condividere, è un cosa che rimane importante…

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problemi tecnici

questa settimana è saltato l’appuntamento : (

purtroppo un problema tecnico col computer mi ha impedito di portare a termine questo appuntamento. per fortuna, grazie a mio padre, ora ho risolto, perchè uso ubuntu.
con winzozz probabilmente, avrei perso tutto inesorabilmente.
potete anche provare ubuntu, scaricandolo gratuitamente dal sito, e sperimentarlo nella versione live senza installare nulla (la versione live, è una versione in cui si scarica ubuntu su un cd o su una chiavetta, spegnete e riavviate il computer, al riavvio lui girerà solo sulla ram, senza toccare nulla del vostro hard disk, se non vi piace, togliete il cd/chiavetta e riavviate, sarà tutto come prima).

ne approfitto per condividere il significato della parola ubuntu, che non tutt* ne conoscono il significato del concetto che sta dietro alla parola…
io sono perchè gli altri sono.
io sono felice perchè gli altri sono felici.
un esempio che mi è rimasto in mente per descrivere il concetto di ubuntu è il seguente:
c’era un signore che vedendo dei bambini, gli era venuto in mente di fare una gara e aveva messo in palio un cesto di frutta per il primo che sarebbe arrivato alla meta. quando questo signore diede il via alla gara, i bambini, si organizzarono per arrivare tutti insieme alla meta. il signore si stupì del fatto e chiese ai bimbi il perchè del gesto. un bimbo rispose :”come posso essere contento di avere tutto un cesto di frutta per me, e mangiarmelo da solo, se tutti gli altri non hanno avuto niente? come avrei potuto essere felice del premio se tutti gli altri sono tristi?”

settimana prossima, torna l’appuntamento settimanale.

perchè, condividere, è un cosa che rimane importante…

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nona puntata della fase due del coronona virus, ovvero “calendar girls” o “sul passare del tempo nella sua cognizione”

penso che sarà una delle ultime puntate (se non l’ultima) da tre tavole… dalle prossime settimane (ma è quasi finita la storia), ridurrò il numero delle tavole pubblicate.

ma parliamo di questa storia per immagini… cosa sono le immagini?

oramai, siamo abituati, all’opera d’arte nell’era della loro riproducibilità tecnica (il saggio di benjamin) e della società dello spettacolo (il saggio di debord) e si pensa più alle nostre immagini come opere inflazionate.
molti di coloro che mi conoscono di persona, o conoscono la mia storia, sanno della “magia” che attribuisco alla riproduzione delle opere che vengono fatte dall’autore stesso o che comunque ne controlla la riproduzione, perchè diventa, a tutti gli effetti, un’immagine acheropita (un’immagine non fatta da mani umane, anche se in questo caso, è fatta da mani non divine). ognuna delle parole scritte in blu in questo articolo, meriterebbero un approfondimento, ma come sempre, mi piace abundare che deficere…

forse è per questo che potrebbe essere interessante tornare a ragionare sulle nostre immagini quando la loro riproducibilità tecnica, non esisteva.

a parte le immagini acheropite, vorrei soffermarmi su una “sfumatura” proposta da agostino di ippona nel suo “soliloquia”…. per quello che poi divenne s. agostino ci sono principalmente due tipi di immagini: immagini in “equalibus” (in parità) e immagini in “deterioribus” (con peggioramento)…

le immagini in “equalibus”, sono ad esempio i gemelli, le uova, le stampe in serie… qual’è la stampa originale e qual’è la sua copia? sono indistinguibili. come si fa a dire che un uovo è “migliore” dell’altro? o che la stampa “a”, è migliore della stampa “b”? o qual’è tra due gemelli, il gemello originale e qual’è la sua copia? non c’è, sono eguali.

le immagini in peggioramento (in “deterioribus”)
siamo abituati a scattare foto con il nostro cellulare, fotografiamo di tutto e di più. anche la fotografia ha quasi perso la sua forma “artistica”, ed è diventato per molti una accumulazione di immagini che poi diventano poco più brevi dei momenti che fotografano (perchè ne abbiamo troppe da portare a stampare o perchè le pubblichiamo su stories che durano quel che durano). queste sono tutte immagini in “deterioribus”, immagini come la nostra ombra, la nostra figura nei video di sorveglianza, negli specchi, nei ritratti, o in sculture. quasi nessuno direbbe guardandosi allo specchio, o in uno degli esempi citati “guarda come assomiglio alla mia immagine”, perchè è l’immagine che assomiglia a me e non viceversa.

ma come nasce nel mito greco la prima immagine? mi accorgo, io che non ho fatto studi classici, gli antichi greci riescono ancora a parlarci di quello che sono le emozioni umane in un modo che ancora riesce a non lasciarci indifferenti per “il sogno” raggiunto.
il mito della prima “immagine” (in deterioribus) nasce da una “bella” storia, raccontata da plinio il vecchio, ed è la storia del vasaio di butade che lavorava a corinto e dall’amore della figlia. credo che quando c’è passione c’è inventiva, e l’inventiva creata dalla passione porta a invenzioni colme d’amore che colpisce l’animo umano…
plinio ci racconta che c’era una coppia di amanti appassionati, ma un giorno, lui dovette partire. forse per non tornare mai più. lei, nell’ultima notte assieme, disegnò l’ombra del suo amato proiettata su un muro prima che all’alba lui partisse. la ragazza, da quando lui partì, rimase a contemplare sempre questa silhouette innamorata di questa immagine che era l’ombra del suo ricordo. il padre della ragazza, che era un vasaio, cercò un modo per alleviare questo dolore della figlia per la perdita dell’amato e plasmò con l’argilla sulla base dell’ombra disegnata, un’immagine, che seccò e poi cosse per regalarlo alla figlia. da questo doppio gesto d’amore nacque il primo antefisso.

(le puntate precedenti sono qui:  1234567, 8, 8 bis).

Continua a leggere “nona puntata della fase due del coronona virus, ovvero “calendar girls” o “sul passare del tempo nella sua cognizione””

da dove vengono gli stimoli?

questa settimana non sono riuscito a tenere fede alle tre tavole settimanali… è finita l'”emergenza corona virus” e siamo ora nella “quotidianità corona virus”.

vi racconto come è cominciato questo fumetto…

siamo abituati a pensare che i greci erano una cultura, gli egizi un’altra, i persiani un’altra, l’ebraismo un’altra ancora e via dicendo. ma in realtà le culture sane comunicano tra loro, e ci danno una cultura unitaria, con dei frutti che ancora oggi apprezziamo forse senza sapere da che albero arrivano.

l’uomo, da sempre, ha sviluppato la parola e l’ascolto. perchè la cultura è comunicazione e cioè fatta da qualcuno che emette e da qualcuno che riceve, altrimenti nessuna delle due parti avrebbe senso da sola. si racconta agli altri per ascoltare gli altri, per assimilarli, in modo critico per apprenderne i pericoli o per imitarla.

già abbiamo citato di come l’ebraismo abbia preso i dieci comandamenti dal libro dei morti che usavano gli egizi per valutare il peso che ci rimane nel cuore nel trapasso all’aldilà…

nel mito greco, zeus, mandò in un mondo fatto di soli uomini immortali, la prima bellissima donna che si chiamava pandora. pandora per curiosità aprì la cesta in cui il marito epimeteo aveva racchiuso tutti i mali, liberandoli così nel mondo; gli uomini che prima erano come degli dei in una specie di paradiso terrestre cominciarono a vivere in un mondo mortale più cupo e pieno di sofferenza (sembra la stessa storia misogina di eva che va a turbare la pace di adamo)…
seguì poi un’età del bronzo (prima ci fu l’età dell’oro e quella dell’argento). questa età del bronzo era fatta di persone sempre inclini ad usare le loro armi in bronzo, uomini che invece di elevarsi, andavano sempre più a scavare nelle profondità della terra in cerca di ricchezze scoprendone i mali (che mi ricorda i tolkieniani nani di moria che scavarono troppo in profondità le loro gallerie fino a risvegliare dei mostri -anche loro nella terza era-). a zeus, gli uomini di bronzo, non stavano per nulla simpatici e volle distruggere questa umanità corrotta. in quest’era però c’era anche una coppia di persone giuste: pirra e deucalione, che vengono avvisati del progetto di zeus di mandare il diluvio universale per cui costruiscono un’arca con la quale si salvano e approdando al monte parnaso, anziani (ma che non volevano rimanere soli), fecero nascere una nuova età del ferro, lanciando dei sassi alle proprie spalle che si tramutavano in donne e uomini (questa storia come quella del paradiso terrestre deriva dai miti mesopotamici e diffuse in tutte le culture con le varie modifiche, ma a noi ci ricorda principalmente la storia di noè con la sua arca)…

tante altre storie si incatenano tra loro come quella di orfeo che suona così bene che riesce a farsi seguire dagli uomini, dagli animali, e anche dalle pietre (più bravo del pifferaio di hamelin)… o come l’esilio di bellorofonte che portava i suoi messaggi di morte scritti da preto a iobate (che mi hanno ricordato come nell’amleto il messaggio di claudio da portare in gran bretagna)… o perseo che uccide il mostro per salvare andromeda figlia del re cefeo e sposarla (come san giorgio uccide il drago per salvare la figlia del re di silena)… e tante altre storie ancora.

dai pensieri nascono le idee, che portano parole, che si scambiano in chiacchiere e che stimolano nuovi pensieri, i quali ci fanno sognare altre idee e ci fanno nascere nuove parole da scambiare ancora in altre chiacchiere…

la mia storia parte da una chiacchierata con mio padre che mi fece notare che l’anno non era solo di 365 giorni, ma c’erano 6 ore che rimanevano “fuori”, per cui nasceva il calendario di giulio cesare (giuliano), si cominciò a tener conto di quelle sei ore inserendo un giorno bisestile in un anno ogni tre… si scoprì poi che il conto era comunque impreciso e da questa imprecisione nasce la differenza con il calendario gregoriano…. 11 minuti e 14 secondi… cioè un giorno ogni 128 anni e mi ha aperto un mondo di curiosità… curiosità che erano rimaste nel cassetto…

uniamoci a questo aneddoto un baretto che mi sempre piaciuto, il “canceeto“. il canceeto mi piace perchè c’è un melting pot transgenerazionale capace di comunicare e creare una cultura condivisa. c’è chi lo definisce “un bar da marinai“, ma star li seduti al tavolo ad ascoltare gli avventori, sembra quasi di essere al teatro. un teatro goldoniano in cui i personaggi, le loro storie, non sempre semplici, ma fatte di persone che interagiscono tra loro e con un deus ex machina (fabio, il gestore), creano continui camei irripetibili.
nell’ultimo giorno che lo frequentai, prima del lock down, chiesi carta e penna e trascrissi qualche appunto delle battute dello spettacolo che mi si presentava davanti a me. forse per caso, forse perchè c’era nell’aria un presagio di fine. fabio mi disse:”ma a cosa ti serve carta e penna? vuoi scrivere le memorie del canceeto?”… in effetti, le chiacchiere, le “ciacole”, di quel giorno, in qualche modo mi sono restate e mi hanno tenuto compagnia nei giorni più solitari.

non avendo fatto a tempo di completare le tre tavole, condivido gli appunti disordinati e da correggere di quel 6 marzo 2020 al “canceeto”.

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